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La Chiesa Libera Italiana

Un pò di storia
“Le Chiese Libere nell’ottocento” ritenevano che la “Libertà in Cristo” fosse, prima di tutto:
Libertà dallo stato: che non significava astensione dalla politica. Infatti, abbiamo uomini come: Bonaventura Mazzarella che fu deputato dal 1865 al 1882, Piero Gucciardini fu consigliere comunale a Firenze, Teodorico Pietracola Rossetti che scrisse il programma di Cavour per le regioni meridionali, altri nomi ancora si potrebbero elencare.
Libertà dai regolamenti: esse non hanno mai voluto un'organizzazione unitaria, perché temevano la nascita di forme prive di vita e di "papismi” mascherati. Sapevano anche che la creazione di un capo o di un consiglio, senza la lunga tradizione valdese o riformata si traduceva in forme di personalismi dogmatici, che poi portavano, fatalmente a scissioni.
Libertà dai settarismi: che nascono con l'attaccamento con questa o quella forma, ritenuta migliore delle altre, libertà che s'identifica con quel corpo di Cristo che si va creando, in tutte le chiese, ed è formato da tutti quelli che credono in Lui con purezza di cuore.
Libertà di parola: la libera partecipazione al culto, guidato, ma non esercitato in proprio dal ministro. Chiunque, di qualsiasi ceto sociale, poteva proporre un inno, elevare una preghiera, leggere e commentare un brano biblico. La Santa Cena era sentita come, un appuntamento a pranzo, la Cena del Signore, la festa della libertà dei Figliuoli di Dio. La Libertà più vera, era, però, quella che si otteneva con l’indipendenza economica "maledetto l’uomo che dipende dall’uomo”. Da qui nasceva l’idea dell’affiancare al Sevizio Spirituale un lavoro per mantenersi oppure “vivere per Fede”, attendere cioè da Dio la risposta ai propri bisogni, attraverso la preghiera.
Come fini l’esperienza ottocentesca? Le comunità si divisero in “Spirituali” e “Politicizzati”. Questi ultimi si organizzarono in Chiesa Libera (al singolare) poi in Chiesa Evangelica Italiana. Tentarono di confluire nella Chiesa Valdese, la pianta della Riforma Italiana; non furono accettati e furono accolti nella Chiesa Metodista. Gli “Spirituali”, più tardi Chiesa dei Fratelli, ebbero difficoltà a mantenere la loro indipendenza economica, si chiusero poi in un isolamento dagli altri protestanti italiani, stringendosi sempre più ai “Fratelli” inglesi da cui dipendevano economicamente. Costretta sotto il Fascismo, a separarsi dagli inglesi, mantennero il loro congregazionalismo all’interno, ma dovettero accettare di diventare una denominazione unitaria per le leggi fasciste, ed accentuarono una chiusura nei confronti degli altri evangelici. Oggi sono una denominazione presente in tutto il Paese, che difende con i denti la sua separazione dallo Stato. Ci furono dei tentativi, nella prima metà del XX secolo, di far rivivere le Chiese Libere, prima con il Galassi, e poi con Deodato, ma ebbero poca fortuna. Tra il 65 e il 69, il professor Domenico Maselli pensò che fosse venuta l’ora di far rivivere le Chiese Libere ottocentesche e tentò di raggruppare formazioni di diverso tipo, proprio, mentre il Congresso Evangelico del 65 aveva reso definitiva una divisione tra le Chiese Evangeliche in Italia e tutte le altre denominazioni e gruppi. Con le chiese di Napoli dell’AMEI avevano preferito rimanere fuori dalla Federazione per essere ponte tra queste e le forze di carattere più popolare e risveglio. Il professor Domenico Maselli partecipò alla prima assemblea della Federazione a Milano, come oratore ufficiale, ma le chiese rimasero estranee a questo progetto. A sua volta, l’Alleanza Evangelica nasceva con chiusure illogiche che ne impedirono l’espansione. La rinascita delle Chiese Libere, partì cosi dal nucleo di chiese napoletane e romane ex AMEI, la proposta fu estesa all’AMBI (battisti conservatori), alla WEC (la missione del Centro Biblico), a tutte le Chiese Pentecostali indipendenti e perfino a gruppi di base guidati da ex preti. Il professor Domenico Maselli con amici a lui vicini, tra cui Franco Bono, pensò di fornire una stesura che permetteva di risuscitare le Chiese Libere dell’ottocento, alla ricerca di quelle libertà di cui si è parlato all’inizio. Furono costruiti due gradi di relazione tra le singole chiese:
“La Comunione e l’Unione”.
La Comunione era un fatto puramente spirituale, che permetteva un rapporto tra chiese completamente autonome tra loro. L' Unione serviva per fornire alle chiese un rapporto con lo Stato mediante l'iscrizione dei Ministri di culto al Ministero dell'Interno. Il progetto non fallì del tutto, ma venne ridimensionato, perché non riuscì a raggiungere le Chiese Pentecostali indipendenti. Rimase cosi un insieme di piccole comunità, molto diverse tra loro, alcune delle quali associate già in organizzazioni come l’AMBI e la WUAC. Negli anni 70-80 la Comunione non resistette alla prova delle differenze allora esistenti, anche perché l’Alleanza Evangelica le fece guerra; nonostante ciò le chiese di Napoli e Campania ebbero una certa crescita grazie all’appoggio di un mecenate americano, Nino Talamo Rossi che organizzò alcune manifestazioni sul territorio.All’Assemblea della Federazione che si tenne a Bari nel 1976, il professor Domenico Maselli, predicatore ufficiale, propose che le quattro chiese di cui era pastore aderissero alla Federazione, senza lasciare la Comunione, potendo usare la facoltà dello Statuto della Comunione, secondo cui erano ammesse associazioni di chiese che avessero adesioni con altri enti. A tutto il 1998, nella Comunione, vi erano chiese non aderenti alla FCEI che traevano dall'Unione vantaggi giuridici. Franco Bono era l'unico organo delle Chiese Libere riconosciuto dallo Stato. Nel 1979 le allora Chiese di Volla-Tamburiello, Torre del Greco, Avellino e Berlingieri, aderirono ad un patto d’azione comune con le Chiese Valdesi e Metodiste rappresentate dalla Tavola. Questo fatto fece aderire alla Tavola anche le Chiese Libere di Bologna, Vevey, Nuoro e Sassari. Senza rinnegare l’accordo con i Valdesi ed i Metodisti, fu fatto un accordo con il segretario dell’Unione Franco Bono, e con altri consiglieri, un patto con la Chiesa Apostolica Italiana. Questo patto consentì e consente tutt’oggi, alla chiesa Libera di Volla di avvalersi della collaborazione del Pastore Giuseppe Verrillo della chiesa Apostolica Italiana di Napoli.